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Ebola. Un miope taglio ad i finanziamenti.

Un nuovo focolaio di infezione del virus Ebola (e 31 vittime accertate) nelle zone al confine fra Uganda e Congo ha risollevato il problema della assenza di farmaci idonei a contenere la diffusione della malattia. Un problema discusso lontano dai riflettori dei media, impegnati come sono a seguire diatribe politche, gossip ed eventi sportivi.
®UN
La malattia emorragica associata al virus Ebola ha un unico "limite": a causa di una serie di caratteristiche geografiche e biologiche i focolai di infezione sono delimitati al cosiddetto punto zero, la zona in cui si verifica la prima infezione. Caratteristiche riassumibili nei seguenti punti:
  • densità di popolazione minima.
  • decorso della malattia rapido e ad alta letalità
  • assenza di portatori sani. Attenzione, questo non vuol dire individui sopravvissuti all'infezione ma "diffusori sani di virus". I soggetti sopravvissuti hanno "sconfitto" il virus.
L'insieme di questi punti ha impedito la diffusione della malattia al di la dei singoli villaggi. Una epidemia che tuttavia sporadicamente ricompare. Un dato questo che suggerisce l'esistenza di un ospite naturale del virus, ad esso meglio adattato, che casualmente (a causa di contatti interspecie saltuari) trasmette il virus all'essere umano. Non abbiamo prove certe su quale sia il serbatoio naturale del virus, anche se alcuni ritengono possa trattarsi di alcune specie di pipistrelli africani.
Un inciso per chiarire il significato di "meglio adattato": il virus migliore (quello cioè che potrà propagarsi meglio) è un virus che non porta alla morte dell'ospite (tantomeno in tempi brevi). Morto l'ospite, nessuna possibilità di replicazione per il virus. D'altra parte una costante esposizione a patogeni letali seleziona gli individui geneticamente più resistenti, in grado di "cronicizzare" una infezione altrimenti incontrollata. Il risultato sarà una diffusione massiccia del virus ed una morbilità ridotta. Particolarmente interessanti sono a riguardo una serie di studi condotti sulla popolazione europea autoctona, quindi discendente dai sopravvissuti alle devastanti e ripetute epidemie di peste negli ultimi 800 anni, che mostra chiaramente le tracce genetiche di questo percorso selettivo.

Ma cosa succederebbe se tale focolaio si espandesse a causa della diffusione in una zona maggiormente popolata (vedi le ultime news a riguardo, Reuters e WHO) o peggio per la comparsa di ceppi virali a decorso relativamente più lento ma ugualmente letale? Questi problemi sono da tempo sotto analisi da parte del Dipartimento della Difesa Americano (DoD) il quale ha finanziato molte ricerche volte a trovare un vaccino o meglio ancora un inibitore virale di pronto utilizzo. Un trattamento da usarsi sia in caso di epidemie naturali che in conseguenza di azioni terroristiche.
Ha suscitato quindi qualche perplessità la decisione del DoD di non confermare, causa tagli al budget federale, i finanziamenti a due biotech (la canadese Tekmira e la americana Sarepta) impegnate nella ricerca di farmaci iniettabili in grado di interferire con la replicazione virale (Nature).
Una decisione che ha creato perplessità.
  • Tekmira è nel mezzo della fase 1 (safety) volta a testare l'assenza di effetti collaterali su soggetti sani del suo inibitore basato su siRNA.
  • Sarepta dovrebbe iniziare a breve lo stesso test su un farmaco in grado di bloccare una proteina virale, vp24, necessaria per la replicazione virale.
In entrambi i casi i test sono necessari per passare alla fase successiva, quella del test su animali. Una procedura che prevede di saltare completamente la sperimentazione su uomo (la 'animal rule' della FDA) in tutti quei casi in cui la sperimentazione su uomo sia non-etica o non fattibile
Tekmira ha già svolto test preliminari sui macachi dimostrando protezione a dosi altrimenti letali di uno dei ceppo di Ebola più virulenti (identificato in Zaire), un ceppo che causa il 90% di mortalità in uomo.
®Centers for Disease Control and Prevention (http://www.cdc.gov/)
Dal momento della scoperta del virus nel 1976 Ebola ha ucciso circa 1600 persone (qualcuna anche in un laboratorio tedesco in cui veniva studiato--> vedi Marburg virus). Un numero chiaramente irrilevante se rapportato al numero di decessi annuali per l'Influenza, ma impressionante se si considera la percentuale di decessi sul numero di infettati.

Il DoD afferma che la decisione non è un taglio tout-court ma una scelta finalizzata a valutare separatamente ciascuna azienda, e quindi ad allocare meglio risorse scarse.
Si spera quindi che il DoD aggiri i limiti di budget ed investa su un problema potenziale globale.

Forse non è superfluo osservare che dobbiamo sperare che DoD intervenga visto che da noi il concetto di investire in anticipo sulla ricerca è un concetto ben lungi dall'essere compreso...

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