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Avere i capelli rossi diminuisce il rischio di tumore della prostata?

Avere i capelli rossi diminuisce il rischio di tumore della prostata
L'indagine sulla relazione tra colore dei capelli (e in generale con il fototipo di pelle chiaro) e rischio tumorale non è nuovo ma, per ovvie ragioni, si è focalizzato sugli aspetti più manifesti quali la maggiore sensibilità della cute alla radiazione solare, e la conseguente maggiore incidenza di tumori della pelle.
Pensare che altri organi, oltre alla pelle, possano mostrare un rischio malattia differenziale (superiore o inferiore) associato al colore dei capelli, non è una cosa prevedibile a priori. E' certamente un fatto scientificamente plausibile che possa esistere una maggiore/minore predisposizione a certe malattie, vuoi indirettamente per la co-segregazione di alleli specifici oppure direttamente a causa di specificità metaboliche connesse.
Qualunque sia la ragione sono innanzitutto necessarie solide evidenze epidemiologiche perché si passi da indizio suggestivo ad una ipotesi da valutare formalmente.
Solo una volta che le evidenze cliniche si siano dimostrate statisticamente significative, si potrà cercare di comprenderne le basi molecolari. Il primo passo quest'ultimo per identificare quali siano i fattori di rischio sottostanti e utilizzarli come marcatori diagnostici.
Si vede bene quindi come la disponibilità di studi epidemiologici rigorosi sia l'elemento chiave per distinguere tra una correlazione e una irrilevante coincidenza. A questo proposito è importante l'articolo pubblicato a luglio sul British Journal of Cancer in quanto conferma in modo  "statisticamente significativo" l'esistenza di una riduzione del rischio di sviluppare il tumore della prostata nei soggetti con i capelli rossi.

Il lavoro di Weinstein si basa su una analisi osservazionale condotta su 20863 uomini, facenti parte di uno studio iniziato una ventina d'anni fa (Alpha-Tocopherol, Beta-Carotene Cancer  Prevention - ATBC) e concluso nel 2003, nato per indagare gli effetti a lungo termine dei supplementi vitaminici a base di alfa-tocoferolo (vitamina E) e beta-carotene (un precursore della vitamina A). Supplementi diventati di moda e troppo spesso usati senza una vera ragione medica che ne giustifichi l'uso su larga scala(--> QUI).
Per completezza riassumo brevemente i risultati dello studio ATBC (--> cancer.gov). Gli uomini che assumevano regolarmente beta-carotene avevano, una volta normalizzati i fattori di rischio, il 18 per cento di probabilità in più di sviluppare tumori polmonari e l'8 per cento in più di mortalità. L'effetto negativo del beta-carotene aumentava in associazione al consumo di alcol (anche pari a un solo drink al giorno) o di sigarette (sopra le 20 al giorno).
L'alfa-tocoferolo al contrario diminuiva del 32 per cento i casi di tumore della prostata e del 42 per cento i casi con esito fatale. Aumentava però del 50 per cento i decessi legati ad ictus emorragico in soggetti con ipertensione.
A volte mi chiedo quante delle persone che usano regolarmente gli integratori conoscano la letteratura scientifica. Temo, molto poche.
Tornando ai dati odierni, i volontari arruolati nell'ATBC sono stati seguiti fino ad oggi per monitorarne lo stato di salute. Si è saggiamente sfruttata la ragguardevole mole di dati disponibili per vedere se esistesse nella popolazione una qualche associazione tra malattie e caratteristiche-individuali finora non emerse in quanto necessitanti di una casistica troppo elevata per emergere.
Dei 20 mila maschi presenti nello studio, 1982 hanno sviluppato nel corso degli anni il tumore della prostata. L'incidenza nelle persone con capelli rossi era della metà rispetto a quelle con capelli castani o biondi (HR=0.46, 95% CI 0.24–0.89).
Frequenza nella popolazione del "capello rosso" (®Eupedia)
E' importante sottolineare un limite intrinseco allo studio, cioè la relativa omogeneità genetica del campione. Infatti, sebbene condotto su un'ampia casistica, lo studio era centrato sulla popolazione finlandese (geneticamente distinta da quella delle altre popolazioni nord-europee.

La domanda ovvia è se la riduzione del 50% del tumore della prostata nei soggetti con capelli rossi sia valida anche nelle altre popolazioni europee oppure se sia il risultato di una co-segregazione di alleli diffusi in quella popolazione e  in forte linkage con il determinante del colore dei capelli?
Nota. Il colore rosso dei capelli è dovuto ad una variante recessiva del gene MC1R (codificante per la melanocortina). Sono note circa 80 varianti del gene che rappresentano l'80% degli individui con capelli rossi.
Al momento non è possibile dare alcuna risposta a riguardo. Vale la pena tuttavia sottolineare che, pur essendo i soggetti con capelli rossi dotati, spesso ma non necessariamente, di un incarnato molto chiaro e lentiggini, non è stata trovata alcuna correlazione tra la "bianchezza" della pelle o il colore degli occhi ed il rischio di tumore della prostata. Solo e soltanto i capelli rossi presentano questa benefica correlazione.

Elementi forti e deboli dello studio:
  • analisi statistica
  • il legame tra la pigmentazione (dei capelli) e la sintesi della vitamina D è interessante.
  • riguardo al precedente punto c'è però da considerare che non sembra esistere correlazione tra la pigmentazione della cute e l'azione protettiva.
  • risultati potenzialmente viziati dalla specificità della popolazione finlandese. L'esistenza di tale associazione potrebbe essere causata da un forte linkage tra i determinanti genici del colore dei capelli e un aplotipo protettivo, casualmente segregato in quella popolazione.

Un dato interessante ma che necessita ora di una approfondita analisi per cercare di comprendere i meccanismi, oltre che ovviamente la estrapolabilità ad altre popolazioni.
 
Fonte
- Pigmentation-related phenotypes and risk of prostate cancer
British Journal of Cancer (2013) 109, 747–750

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