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Alla ricerca del vaccino contro il diabete giovanile

Un team internazionale di ricercatori ha completato con successo il primo passo nel tortuoso processo di un futuribile vaccino per prevenire il diabete di tipo 1.

Lo studio concluso da qualche mese, noto come pre-POINT, ha infatti mostrato nei bambini a rischio di sviluppare la malattia, e trattati con dosi orali di insulina, una adeguata modulazione immunitaria. I risultati, pubblicati sul Journal of American Medical Association sono preliminari ma indicano che la strada è percorribile e che non sussistono rischi di effetti collaterali come ad esempio la comparsa di iperglicemia.
Il diabete giovanile (o diabete di tipo-1) deriva il suo nome proprio dal precoce esordio se confrontato con il diabete di tipo 2, molto più comune sopra i 50 anni (ed eziologicamente diverso). Se il meccanismo che porta alla comparsa della malattia è ben compreso (una reazione autoimmunitaria che porta alla distruzione delle cellule che producono l'insulina, le cellule beta di Langerhans nel pancreas), meno note sono le cause su cosa inneschi, in alcuni soggetti, questo attacco suicida. Le ipotesi più accettate postulano un insieme di predisposizione genetica e infezioni virali in grado di attivare una risposta immunitaria "fuori fuoco": le cellule produttrici di insulina vengono scambiate come estranee (o infettate) e da qui si attiva il processo distruttivo che porta alla perdita della capacità di produrre l'ormone.
Nota. Il processo di maturazione del sistema immunitario inizia nella vita embrionale e si conclude nell'infanzia. Durante questo periodo le cellule linfocitarie vengono prima selezionate positivamente (solo le cellule in grado di riconoscere il self sopravvivono) e poi negativamente (le cellule che attivano la risposta immunitaria contro elementi self vengono eliminate). Un processo essenziale perché le cellule siano in grado di distinguere ciò che è "se stesso" da ciò che è estraneo (microbi) o anomalo (tumori): se uno dei due processi non avviene correttamente la risposta immunitaria sarà o inefficace oppure diretta contro se stessi (esattamente quanto avviene nelle patologie autoimmuni)  
Risultato della distruzione delle cellule beta del pancreas è che i bambini per sopravvivere dipenderanno per tutta la loro vita dalle iniezioni di insulina.
E' possibile agire prima che la distruzione delle cellule beta abbia superato la soglia del non ritorno? Questa è la domanda che si sono posti i ricercatori quando hanno cercato un modo per indurre lo stato noto come tolleranza immunologica verso l'insulina, vale a dire il normale processo regolativo con cui l'organismo "accetta" come proprio un determinato antigene.
Lo scopo del vaccino è quello di spronare il sistema immunitario ad accettare l'insulina e a non considerarla una proteina estranea (un processo molto simile alla desensitizzazione contro gli allergeni usata con successo contro le allergie).

Nello studio pre-POINT, i bambini idonei (quelli che per motivi diversi erano considerati ad alto rischio di sviluppare il diabete di tipo 1) hanno ricevuto insulina per via orale una volta al giorno per circa un anno e mezzo. Tra questi, il sottogruppo che ha ricevuto il maggior dosaggio (67,5 mg) era quello in cui la quantità di insulina era sufficiente ad innescare la risposta immunitaria desiderata.
Il gruppo di controllo ha ricevuto ovviamente solo un placebo

Dato che il trattamento avveniva in soggetti sani anche se a rischio, uno dei parametri più importanti da verificare era che l'insulina ingerita non fosse in grado di modificare i livelli di glucosio ematico, un effetto che avrebbe indotto effetti collaterali pesanti. L'assunzione orale è stata usata proprio per questo motivo: l'insulina, una volta ingerita, viene parzialmente degradata nello stomaco e i frammenti che raggiungono l'intestino non sono più in grado di legare gli specifici recettori cellulari.

Lo studio pilota ha confermato che il trattamento non induce effetti indesiderati ed è in grado di innescare la produzione di immunoglobuline G e A (nel sangue e nella saliva rispettivamente) nel 83% dei soggetti trattati con la dose massima.
I risultati ottenuti sono la premessa indispensabile per estendere la casistica con uno studio clinico completo e di lunga durata (un follow-up di diversi anni è fondamentale).

E' ancora presto per sperare ma il "mattone della fattibilità" è stato posizionato. 


Articolo successivo sul tema "terapie future del diabete" (--> QUI). Per la raccolta di articoli tematici clicca invece --> qui.

Fonte
- Effects of High-Dose Oral Insulin on Immune Responses in Children at High Risk for Type 1 DiabetesThe Pre-POINT Randomized Clinical Trial 
Ezio Bonifacio et al, JAMA April 21, 2015, Vol 313, No. 15

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