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Un farmaco per la pressione contro la sclerosi multipla?

Nuova puntata sul tema "nuova vita per vecchi farmaci" con la notizia che un farmaco in uso per combattere l'ipertensione potrebbe nel prossimo futuro trovare impiego nella terapia della sclerosi multipla, una malattia per cui c'è un disperato bisogno di farmaci efficaci.
Nota. La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da una anomala risposta immunitaria nel sistema nervoso centrale che risulta nella distruzione della mielina, e quindi nella minore capacità dei nervi di trasferire sulle lunghe distanze il segnale elettrico.
Secondo quanto riportato nello studio pubblicato qualche mese fa (estate 2015) su Nature Communications il farmaco guanabenz sembra favorire l'attività autoregolativa del sistema immunitario prevenendo la comparsa dello stress infiammatorio. L'approccio testato è complementare a quelli tentati da altri gruppi di ricerca in giro per il mondo il cui obiettivo è stimolare la ri-mielinizzazione degli assoni; se in questi ultimi il fine è ricostituire la funzionalità perduta, nel caso in esame si mira ad impedire che tale funzionalità venga persa. Un ovvio corollario a questo approccio è che i pazienti che potrebbero beneficiarne sono unicamente quelli nella fase iniziale della malattia o meglio ancora i soggetti asintomatici ma la cui storia familiare li rende ad alto rischio.

Ad indicare il potenziale nuovo utilizzo del farmaco, ci sono diverse evidenze sperimentali:
  • il guanabenz ha una azione protettiva su oligodendrociti in coltura trattati con interferone gamma (una proteina nota per la sua attività pro-infiammatoria);
  • topi geneticamente modificati che esprimono alti livelli di interferone gamma nel cervello (e che contraggono la malattia con alta frequenza), sono protetti se precedentemente trattati con il farmaco.
  • test condotti sul modello animale della sclerosi multipla (topi con sistema immunitario in grado di attaccare la mielina) mostrano che il 20% dei topi trattati non sviluppa la malattia.
  • Test condotti su topi già sintomatici mostrano una riduzione di quasi il 50 per cento della gravità delle recidive che caratterizzano il progredire della malattia.

E' bene precisare che non c'è alcuna evidenza in esseri umani che il farmaco possa avere un effetto terapeutico; la speranza è che possa essere utilizzato in combinazione con altri farmaci per rallentare il decorso o la gravità dei picchi della malattia (caratterizzata da cicli ricaduta-remissione). Uno dei vantaggi associati dall'introduzione del farmaco è che permetterebbe di ridurre il dosaggio dei farmaci ora in uso, minimizzandone in questo modo gli effetti collaterali .

(articolo precedente sul tema sclerosi multipla --> QUI) e su nuovi utilizzi di vecchi farmaci --> NewOldDrugs)

Fonte
- Pharmaceutical integrated stress response enhancement protects oligodendrocytes and provides a potential multiple sclerosis therapeutic
Sharon W. Way et al, Nat Commun. (2015), 6, 6532




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