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Diagnosticare un tumore al polmone con la saliva

La miglior arma contro il cancro è ancora oggi la prevenzione e la diagnosi precoce.
Se il primo approccio non è sempre risolutivo a causa di variabili non dipendenti dalla nostra volontà (predisposizione genetica, mutazioni spontanee, ambiente "naturalmente" mutageno, ...), il secondo aspetto è di primaria importanza in quanto permette di identificare precocemente tumori subdoli (in quanto silenti) e/o difficilmente trattabili. Mentre infatti il successo terapeutico per alcune leucemie (ad esempio quelle dei bambini e la promielocitica acuta) può superare il 90 per cento, molte altre tipologie di tumori sono, al momento in cui vengono diagnosticate, di fatto intrattabili, sia per ragioni di biologia del tumore che per inoperabilità. Il glioblastoma e il tumore del pancreas sono forse i due esempi più estremi di tumori "silenti" nel periodo precoce e con aspettativa di vita, una volta rilevati, inferiore all'anno.

credit: nist.gov
La ricerca di marcatori biologici di facile misurazione (leggasi ottenibili con procedure non invasive) è quindi un punto centrale della ricerca oncologica. Tra i maggiori successi recenti vi è la possibilità di rilevare, con un semplice prelievo di sangue, il cosiddetto "DNA circolante tumorale", indicativo della presenza di un tumore in altri distretti corporei grazie al rilascio di "detriti" (frammenti di cellule morte). Una possibilità questa che amplia notevolmente il potenziale diagnostico, che va a sommarsi alla più classica (ma limitata) identificazione di cellule tumorali nel torrente sanguigno.
Un prelievo è tuttavia pur sempre un prelievo e come tale implica una certa invasività, e l'ansia associata a tale procedura.
Un problema che potrebbe essere risolto, almeno per alcune tipologie di tumori, dalla ricerca di tracce di DNA tumorale direttamente nella saliva; la raccolta e l'analisi della saliva avrebbe il doppio vantaggio di essere meno invasiva e meno costosa (non necessita di personale qualificato). Tra i tumori identificabili con questo approccio, quello del polmone è di particolare importanza, essendo spesso diagnosticato tardivamente, confuso a livello di disturbi con altre patologie, specie nei soggetti fumatori.

Per verificarne la potenza e l'efficienza diagnostica, i ricercatori della UCLA hanno condotto uno studio in doppio cieco su 37 persone con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in tre ospedali a Chengdu, in Cina. Di ogni persona sono stati raccolti e analizzati campioni di plasma e di saliva, oltre che di tessuto, prima e dopo la biopsia. Si è iniziato identificando quali fossero le mutazioni del gene EGFR (un gene chiave nella tumorigenesi polmonare) presenti nella biopsia, cercando poi di scoprirne la presenza nel plasma o nella saliva.
I ricercatori hanno ottenuto una correlazione del 100 per cento nella saliva dei 37 pazienti, mentre l'analisi del tessuto bioptico paradossalmente consentiva una precisione di circa il 70 per cento.


Fonti
- Emerging platforms using liquid biopsy to detect EGFR mutations in lung cancer.
Lin CC et al, (2015) Expert Rev Mol Diagn. 15(11):1427-40

- Liquid biopsy genotyping in lung cancer: ready for clinical utility?
Huang WL et al, (2017) Oncotarget. 8(11):18590-18608

-  Noninvasive Saliva-based EGFR Gene Mutation Detection in Patients with Lung Cancer 
Fang Wei et al, (2014)  Am J Respir Crit Care Med. ;190(10):1117-26

 - Genetic profiling of tumours using both circulating free DNA and circulating tumour cells isolated from the same preserved whole blood sample
Dominic G. Rothwell et al, (2016) Mol Oncol. 10(4): 566–574.

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